martedì 4 dicembre 2007

La nuova creatura berlusconiana: falsa novità, capriccio o vera svolta?

Senza la trasformazione in partito la nuova "cosa" del Cavaliere sarà solo una riedizione di Forza Italia

In tempi in cui si fa un gran parlare della nascita di nuove formazioni politiche, per adesso quasi tutte genericamente chiamate "cosa", ognuna delle quali abbinata ad un colore diverso cui dovrebbero corrispondere radici storico-ideologiche e valori guida molto distanti fra loro sulla carta e molto meno nella pratica quotidiana, non ci si deve stupire dell'unilaterale annuncio della nascita della nuova "cosa" di centrodestra. "Cosa azzura", per comodità di definizione, la cui estrazione dal cappello a cilindro dell'inesauribile Cavaliere non deve, come sorprendentemente alcuni si ostinano a fare prendendo troppo sul serio le uscite del Nostro, essere semplicisticamente ridotta alla volontà dello stesso di avere le mani libere dai legacci che gli alleati presumibilmente gli stringerebbero ai polsi nel momento in cui si accingesse a cambiare una volta per tutte le regole del sistema secondo cui funziona la nostra povera Italia. E già, direbbe qualcuno, perchè da questa Italia e da questo sistema Berlusconi ha avuto poco, molto poco... Sono poi francamente ridicole le interpretazioni da settimanale scandalistico della già mitica salita sul predellino dell'auto in quel di Milano, di fronte ad una folla festante, come reazione alle accuse da parte dell'ex presunto pupillo Fini di aver architettato a suo danno un complotto mediatico a fine diffamatorio. Il perchè poi sarebbe tutto da scoprire. Ora, per quanto nelle stanze del potere il sesso ed i guai che spesso da esso derivano siano sempre stati di casa, questa è da vedersi come una spiegazione eccessivamente semplicistica dell'accaduto. E che, soprattutto, non rende onore al genio politico di Berlusconi. Rimanendo assolutamente estranei al sempreverde ambiente dei cercatori di complotti ed a quello non meno florido dell’anti-berlusconismo pregiudiziale, è da proporsi al lettore un'altra sindacabilissima quanto semplice visione delle cose. Altro non vorrebbe, Berlusconi, se non meglio capitalizzare, ed una volta per tutte, l'enorme potere che gli dà l'essere ad un tempo uno degli uomini più ricchi del mondo, il patron dell'informazione italiana ed un insuperabile capopopolo, anche se sopratutto mediatico, in accordo con i tempi dei quali è simbolo ed interprete sopraffino. Ridurre in pratica a delle marionette i bizzosi alleati replicando inoltre, per quel che riguarda la futura base del movimento, la (dis)organizzazione interna di Forza Italia, che tutto è meno che un partito, eliminando quindi alla radice le già agonizzanti voci fuori dal coro e scongiurando così il rischio della nascita di correnti interne. Penso sia utile ricordare, però, che un (vero) partito è un organismo geneticamente democratico nel quale è del tutto normale che nascano delle correnti come espressioni di sensibilità e formazioni diverse, anche se alla fine tutte riconducibili ad una simile idea di società e di Stato. Questo, a ben vedere, non succede in Forza Italia, a meno di non voler credere che l'intelligente quanto isolato Adornato possa da solo rappresentare una forza in grado di dire la sua di fronte allo strapotere della dirigenza. Correnti quindi come esempio di democrazia e di libertà di espressione politica, una volta pagato l'accettabile prezzo di una viva conflittualità frutto del dibattito interno al partito. Proprio il prezzo che il Nostro sembra non voglia pagare, nell'assurda ed a tratti irritante convinzione che un partito ed una società siano assimilabili ad un'impresa in cui il capo detta le linee guida e gli altri non possono far altro che obbedire. Banale? Semplicistico come l'interpretazione quasi scandalistica di cui all’inizio? No, semplice, ch'è tutt'altra cosa. Semplice ed inquietante, caratteri qesti che nei grandi piani di appropriazione più o meno indebita del potere vanno spesso a braccetto. La complessità strategica rende più probabili gli errori e Berlusconi è troppo intelligente per non saperlo. Basti pensare all'ovvietà dei suoi richiami all'unità del centrodestra: unità però come omologazione alle idee del più forte, come un disoggettivarsi per rinascere succubi delle idee di chi detiene la maggioranza dei consensi. Questa non è democrazia, è un'embrione di strisciante ed inaccettabile dittatura ideologica e culturale. E ad onor del vero il pericolo non è rappresentato solo da Berlusconi. La grande voglia di reductio ad unum della variegata realtà interna ai due poli e i tentativi di aggregazione in atto sono giustificati anche come derivanti dal proliferare dei partiti e dei relativi costi a carico del cittadino. Perchè allora non ovviare agli sprechi dati da un alto numero di partiti con maggiori controlli sulle loro finanze ed una riduzione degli spesso assurdi ed esagerati privilegi di cui gode la classe politica? Non è sacrificando la democrazia sull'altare dell'efficienza economica che si tirerà l'Italia fuori da un baratro che prima di tutto è essenzialmente morale e culturale. Si al proporzionale quindi, con un contestuale ritorno alla preferenza perchè sia ancora una volta il popolo e non i partiti a determinare gli eletti. Paradossalmente sono molto meno pericolose per la democrazia le orde di padroncini di voti che sicuramente ben saprebbero giovarsi della reintroduzione della preferenza, piuttosto che un manipolo di politici di professione che determinino anticipatamente, già in sede di redazione delle liste elettorali com'è successo nelle scorse politiche, la stragrande maggioranza di coloro che saranno chiamati a comporre il Parlamento. Nel primo caso è sempre possibile assicurare la libertà di scelta dicendo di no a chi cerca di stabilire con noi un rapporto clientelare. Nel secondo invece è proprio la possibilità della scelta che viene a mancare.
Curiosamente è proprio Berlusconi che oggi ha la possibilità di dimostrarsi davvero "popolare" smentendo considerazioni quali quelle espresse in queste righe e trasformando la sua nuova creatura in qualcosa di diverso da una Forza Italia allargata ai rami secchi degli altri partiti, aiutando la nascita di un reale democratico confronto interno e dando finalmente il via ad una nuova stagione. Quella dell’ormai troppo atteso ritorno alla politica vera.

venerdì 9 novembre 2007

Finanziaria 2008: finalmente l’equiparazione delle vittime della mafia a quelle del terrorismo

Meglio tardi che mai: verrà posta la parola fine ad una odiosa discriminazione

Essere meridionali, storicamente, almeno a far data dall’Unità d’Italia ad oggi, è sempre stato un handicap. Sotto molti punti di vista. Non neghiamolo, si spendono molte e bellissime parole sulla presunta eguaglianza morale fra italiani e sulla rinascita economico-sociale del Sud. Rinascita che sembra sempre imminente riuscendo però, stranamente, a non arrivare mai. Eppure soltanto concreti segni di un mutamento radicale rispetto alla penosa situazione attuale potrebbero ridare speranza al sempre più disilluso Sud. Tanto più che negli ultimi anni si è assistito ad un espandersi delle differenze ad ambiti che, almeno sulla carta, ne erano quasi completamente immuni. Uno di questi è la tutela delle vittime dei reati che più offendono la sensibilità di chi spera in un futuro diverso per la nostra bellissima terra: i reati di mafia. Infatti dal 2004, con l’odiosa legge 203, si sono riconosciuti dei privilegi alle vittime del terrorismo escludendo dal godimento degli stessi le vittime della criminalità organizzata. Vittime di serie B, naturalmente. E, in larghissima maggioranza, per motivi che non ci dovrebbe essere bisogno di sottolineare, residenti nel meridione d’Italia con Sicilia, Calabria e Campania nelle prime posizioni in quanto a numero di persone ammesse ai benefici.

Una puntualizzazione, necessaria ed importante: la legge di cui sopra non è certamente odiosa per il fatto di attribuire dei privilegi a delle vittime di reati, come quelli terroristici, che nulla hanno da invidiare a quelli di mafia in quanto a lesività del sentimento di pietà ed indignazione popolare e dello stato di diritto. Chi scrive ha la massima considerazione ed il massimo rispetto per tutte le vittime della violenza, che è sempre e comunque ingiusta. Le fortissime riserve riguardo alla legge 203 stanno nelle differenze che, neanche molto implicitamente, pone fra vittime del terrorismo e vittime della criminalità organizzata e, non dimentichiamole, del dovere. E questo, almeno nelle parole di alcuni politici, al tempo in cui la legge fu approvata, per motivi di carattere finanziario. E già, perché nell’Italia degli appartamenti a metà prezzo per politici e sindacalisti i soldi per chi ha sacrificato la propria vita per lo Stato e per la legalità non ci sono. A questo punto non sarebbe stato meglio dare meno in termini di benefici, ma per dare a tutti? Comunque sia, a questa ennesima discriminazione verrà posto rimedio. Questo è quanto il Governo, dichiarandolo per bocca del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Enrico Letta, ha intenzione di fare con apposita norma da inserirsi nella prossima legge finanziaria. Non abbiamo motivo di non credere alle parole di Letta. Semmai ci permettiamo, umilmente, di esprimere un auspicio: quello che in futuro simili differenze di trattamento non si ripetano più, perché ciò che feriscono maggiormente non è l’interesse materiale ma qualcosa di immensamente più importante. La dignità, quella di chi per la propria onestà e per il proprio coraggio ha pagato un prezzo veramente troppo alto.

In preparazione un nuovo convegno da parte della nostra associazione

Si è recentemente avviato un confronto fra viticultori e produttori del vino Greco di Bianco D.O.C. al fine di giungere alla formazione di un Consorzio di Tutela, sulla falsariga di quanto avvenuto ormai da molti anni nelle altre zone italiane a forte vocazione vitivinicola. Voglio quindi esprimere l’auspicio dei molti soci dell’Associazione Culturale Terzo Millennio residenti in Bianco e Casignana affinché si superino i personalismi che negli anni scorsi hanno impedito ai viticultori dei due comuni di giungere all’accordo in merito alla sopra citata formazione del Consorzio di Tutela, evento che oggi più che mai ben si inserirebbe in un più generale progetto di sviluppo del comprensorio di Bianco. Questo, tenuto conto della naturale vocazione turistica e vitivinicola del territorio che, se ben messa a frutto, potrebbe offrire valide possibilità lavorative ai molti giovani disoccupati del comprensorio stesso e di Bianco in particolare. È infatti sotto gli occhi di tutti l’esistenza di una nuova tendenza all’emigrazione giovanile causata dalla disastrosa situazione in campo occupazionale che affligge i nostri comuni.

Questa situazione, è evidente, richiede da parte di tutti il massimo senso di responsabilità al fine di rinnovare l’impegno necessario a creare, nel tempo, le condizioni minime sufficienti affinché chi lo voglia possa programmare e vivere il proprio futuro nella propria terra, senza doversi sobbarcare il peso di una ormai anacronistica emigrazione.

Al fine di contribuire al felice esito del confronto di cui sopra e ad una più consapevole collaborazione fra operatori del settore e pubblica amministrazione ho inoltre il piacere di annunciare l’organizzazione, da parte della nostra Associazione Culturale, di un convegno incentrato sul rapporto fra viticoltura, turismo e sviluppo del territorio, rapporto visto nell’ottica dell’auspicato salto di qualità della realtà occupazionale bianchese.

Questo sarà il prossimo evento su cui ci concentreremo, dopo il convegno sulle radici cristiane della cultura europea, organizzato dalla nostra Associazione Culturale e tenutosi alcuni mesi fa a Siderno, convegno che ha ottenuto grande successo di pubblico e di critica sui più importanti quotidiani regionali.

domenica 29 luglio 2007

Effusioni gay al Colosseo: solidarietà ai Carabinieri

Esprimo la solidarietà della nostra Associazione e la mia personale all'Arma dei Carabinieri ed ai singoli militari criminalizzati dalla sinistra e dalle lobbies gay per aver, giustamente, applicato la legge nei confronti di due omosessuali che si stavano scambiando effusioni tali da configurare il reato si atti osceni in luogo pubblico. Mi meraviglia che la parola dei militari dell'Arma, considerata quasi sacra in tema di criminalità, venga messa in dubbio quando ad essere accusati (e denunciati) sono due gay. Questo è razzismo culturale e sessuale, dal momento che se, ad esempio, si fosse trattato di un affamato sorpreso a rubare del cibo nè la Bindi nè la Pollastrini si sarebbero levate in sua difesa. Quanto meno non lo avrebbero fatto mettendo in dubbio la parola dei carabienieri. Questo atteggiamento della sinistra e delle lobbies omosessuali è vergognoso e partigiano al punto da oscurare anche il più debole barlume di buon senso.
Speriamo che il giudice si dimostri abbastanza imparziale da riconoscere ciò che risulta evidente dal rapporto dei carabinieri: si tratta di atti osceni in luogo pubblico, quindi niente preferitismi, per favore. I due gay vengano condannati, non in quanto tali, ma in quanto cittadini non rispettosi della legge, almeno nella contingenza qui discussa.
Solidarietà al buon senso, mi sembra sia il minimo da farsi...
Alla prossima.

martedì 10 luglio 2007

Video shock sui brogli elettorali dell'Unione!

Vergogna Unione e vergogna Prodi, capo di un governicchio ridicolo e ormai delegittimato. Siamo stanchi, come elettori e sopratutto come cittadini, di dover sopportare un gruppo di usurpatori a capo della Nazione. Bisogna scendere nelle strade, nelle piazze, l'opposizione deve organizzarsi immediatamente e far cadere il governicchio con l'appoggio dei milioni e milioni di italiani stanchi di questo sopruso.
Il video messo in rete da Paolo Rajo è più che sufficiente, specialmente se considerato insieme alle mille altre prove di brogli, a portare alla caduta di questo governicchio indegno di un paese civile. È però imprescindibile una occupazione civile e pacifica delle piazze italiane per giorni e giorni, finchè il loro capo si decida a mollare. A casa!!!
E subito dopo aboliamo il voto all'estero, del quale i nostri compatrioti si sono resi indegni...

martedì 3 luglio 2007

L'inquietante bellezza dell'italianità. Cap. 1: Ciampi

Inauguriamo con il presente una serie di articoli sugli aspetti più curiosi, anche spesso non edificanti, dell'italianità. Il tutto, nelle intenzioni di chi scrive, dovrebbe avere un taglio ironico ma qualora questo proposito non venisse rispettato sappiate che non sarà stato uno scarso rispetto verso il lettore ma solo un'eccesso di passione civile e politica a causare l'intoppo.
L'italianità, per come la intende il sottoscritto, è quel coacervo di caratteristiche positive e negative che distinguono un popolo, l'italiano appunto, dal resto della specie umana e particolarmente è un insieme di atteggiamenti, modi di pensare, di vivere e di rapportarsi col prossimo che non trovano facilmente riscontro in altri contesti socio-culturali nazionali. Se è vero che nella nostra italianità sta il segreto della nostra grandezza come popolo, è altrettanto vero che in essa si fondano le mille miserie e meschinità delle nostre (italianissime) individualità.

Ciampi e i 55 anni (degli altri...).

Immaginate un presidente americano, ma potrebbe essere anche inglese, tedesco o olandese, che a 85 anni e dopo una carriera politica svolta ai massimi livelli, si becca la carica di senatore a vita dovuta ai suoi trascorsi e nella fattispecie al suo mandato come Presidente della Repubblica. Naturalmente è solo un esempio quindi faremo finta che le differenze a livello di architettura costituzionale non esistano e che anche negli USA, in Germania o in Olanda vi sia la medesima organizzazione dello Stato che c'è in Italia. Egli, il nostro ipotetico ex-presidente, è stato anche capo del Governo, ministro e perfino Governatore della Banca d'Italia. Dopo questa carriera, inarrestabile e certamente costruita con meritoria costanza, ma altrettanto certamente giunta fino a tardissima età, l'onestà intellettuale avrebbe imposto un opportuno silenzio riguardo a certi temi come l'età del ritiro dalla politica attiva. Siamo sicuri che in un'altro Paese, civile, magari in uno di quelli sopra citati, sarebbe successo questo. Ed invece no: siamo in Italia e quindi, una volta esauritesi le possibilità per il tutt'altro che ipotetico personaggio in questione di ridiventare Presidente del Consiglio o ministro a causa dell'eta avanzata, egli si sente in dovere di dettare regole riguardo allo svolgersi dei cicli di vita di quello strano essere che è l'homo politicus, imponendogli addirittura un'età per il ritiro assolutamente prematura: 55 anni, ben 30 di meno rispetto alla sua attuale permanenza su questo pianeta. E questo mentre si levano insistenti voci, per il bene delle patrie finanze e del futuro della nostra sventurata generazione post Prima Repubblica, a favore di un innalzamento dell'età pensionabile...* Quindi, secondo il nostro illustre personaggio, un giudice, un avvocato, un medico, un idraulico dovrebbero poter restare attivi molto più a lungo rispetto a chi, furbetto, avrà scelto la politica e quindi lo svolgere il "servizio dei servizi", quello che se ben svolto agevola l'effettuarsi di tutti gli altri. Quest'ultimo invece dovrebbe tirarsi indietro proprio quando il vigore fisico ancora più che sufficiente si incontra con l'esperienza che, seppur al contrario mai sufficiente in senso assoluto, è ormai bastante ad affrontare con relativa sicurezza le problematiche quotidiane, le insidie e gli obblighi del fare politica e quindi dell'occuparsi della cosa pubblica. Proprio in questo momento dovrebbe, a sentire il Nostro, decidersi per un'auto-annullamento di sè... Questo risolverebbe i problemi della politica italiana: un continuo ricambio di uomini con in mente non il valore degli stessi, non l'esperienza acquisita in tanti anni, non la capacità di mediazione che le conoscenze così a lungo coltivate hanno naturalmente donato, ma solo l'età. Meglio allora un incapace di 45 anni che un grand'uomo di 65? Il tutto mi ricorda molto la pubblicità del Vulture che imperversa sui nostri schermi in questa caldissima estate, espressione di un rifiuto della naturalità dell'invecchiamento chiaramente sintomatica di un malessere sociale e culturale tipico delle sazie ma disperate società del benessere.
Noi, nel nostro piccolo, pur non essendo presidenti, ministri, nè senatori a vita (cosa che, non lo neghiamo, ci faciliterebbe non poco l'esistenza...) pensiamo che la malattia cronica, e gravissima, che affligge la politica italiana non sia curabile solo con un'azione tendente ad un generico abbassamento dell'età di entrata, e non di uscita che è cosa ben diversa, nell'agone politico, abbassamento al quale peraltro siamo ben favorevoli. Riteniamo piuttosto che la vera soluzione del problema, ormai improcrastinabile vista la disperata condizione in cui versa la politica italiana, sia quella di rendere realtà e non pura definizione virtuale quella di cui sopra, relativa appunto alla politica: il servizio dei servizi. Servizio nei confronti della comunità, del singolo realmente bisognoso, che non è un numero ma una persona, servizio nei confronti della Nazione. Se la politica non si avvicinerà anche solo in parte ad essere questo, senza quindi un effettivo mutamento culturale e di mentalità, ogni altra modifica legislativamente imposta sarà solo un demagogico palliativo ad uso e consumo dell'opinione pubblica da soddisfare, ma il problema rimarrà senza soluzione e la malattia senza cura, con tutte le conseguenze del caso.
Grazie quindi al nostro caro ed italianissimo ex-Presidente per il consiglio e la disinteressata raccomandazione. Crediamo però che avrebbe dovuto pensarci prima. Magari anche solo sette o otto anni fa...

* Spero si legga fra le righe l'ironia che il sottoscritto vorrebbe esprimere.

domenica 17 giugno 2007

Qualcuno che la pensa come noi su Mario Tozzi...

Vi segnalo, come già fatto da altri, il libro di Tom Bethell, giornalista americano, che ha il coraggio, nell'epoca del conformismo elevato a regola di vita, di dire come stanno le cose uscendo al di fuori della solita (e falsa) nenia ambientalista e scientista. Consiglio vivamente l'acquisto del libro, dal titolo “Le balle di Newton. Tutta la verità sulle bugie della scienza” ed edito da Rubettino. In più in questo libro troverete una simpatica ed, ahimè, condivisibile definizione di Mario Tozzi. Mario Tozzi è lo scienziato/presentatore, quello col picozzo sempre in mano per capirci, che ebbe a dire di voler vedere il cardinale Ruini su un piatto d'argento e con una patata in bocca... Odio anticristiano portato ai massimi livelli, come si può immaginare.
Vi posto un pezzo dell'introduzione, preso dall'articolo di Graziano Girotti su L'opinione di ieri: "Per inquadrare il problema in Italia – scrive Guglielmo Piombini nella prefazione, dopo essersi occupato anche della traduzione del volume - possiamo pensare ad un personaggio onnipresente sui media come Mario Tozzi, che quotidianamente dispensa al pubblico le sue ‘verità scientifiche’ ecologiste, maltusiane, anticristiane e anticapitaliste, e che è solito rispondere ai critici ostentando con arroganza le sue credenziali di scienziato. In realtà gli ambientalisti come Tozzi il più delle volte non fanno scienza, ma politica. Lo scienziato, per essere tale, dovrebbe essere in grado di azzeccare, almeno qualche volta, una previsione. Il valore predittivo della pseudo-scienza sbandierata dagli ambientalisti radicali è invece praticamente nullo: sono ormai quarant’anni che sbagliano una previsione dopo l’altra, senza avere mai fatto ammenda”.
Faccio di meglio: incollo qui stesso l'articolo in versione integrale, è illuminante leggerlo almeno quanto è utile rifletterci su...
Buona serata.


Dal nucleare al riscaldamento globale, dall'Aids all'estinzione delle specie animali, passando per le cellule staminali, la clonazione e l'insegnamento dell'evoluzione, l'autore americano Tom Bethell demolisce gli assiomi più granitici.
Il titolo, ruspante e perentorio come una scudisciata, ti prende alla gola e non ti molla più. “Le balle di Newton. Tutta la verità sulle bugie della scienza” (edito da Rubbettino e nelle librerie da pochi giorni) mantiene quello che promette: smascherare le sciocchezze – tante – scritte e dette sulle emergenze del pianeta. Dal nucleare al riscaldamento globale, dall’Aids all’estinzione delle specie animali passando per le cellule staminali, la clonazione e l’insegnamento dell’evoluzione.
L’autore, l’americano Tom Bethell, editorialista dell’ “American Spectator” e collaboratore di testate come il “New York Magazine” e l’ “Atlantic Monthly”, demolisce in modo irriverente gli assiomi più granitici. Beninteso, non si tratta di un libro contro la scienza, ma una difesa del corretto metodo scientifico dagli abusi che vengono compiuti in suo nome. Una guida che si fonda su fatti e non su chiacchiere, insomma. Bella e istruttiva, come direbbe qualcuno.
Bethell è uno dei pochi scrittori, insieme a Michael Crichton, che in questi anni hanno avuto il coraggio di denunciare l’uso distorto della scienza da parte di ciarlatani che ingannano i giornalisti creduloni e scatenano isterie di massa, allo scopo di ottenere pubblicità, potere politico e finanziamenti statali. La caratteristica immancabile di queste “crisi imminenti”, infatti, è quella di richiedere sempre più interventi dello Stato, e mai di meno.
“Per inquadrare il problema in Italia – scrive Guglielmo Piombini nella prefazione, dopo essersi occupato anche della traduzione del volume - possiamo pensare ad un personaggio onnipresente sui media come Mario Tozzi, che quotidianamente dispensa al pubblico le sue ‘verità scientifiche’ ecologiste, maltusiane, anticristiane e anticapitaliste, e che è solito rispondere ai critici ostentando con arroganza le sue credenziali di scienziato. In realtà gli ambientalisti come Tozzi il più delle volte non fanno scienza, ma politica. Lo scienziato, per essere tale, dovrebbe essere in grado di azzeccare, almeno qualche volta, una previsione. Il valore predittivo della pseudo-scienza sbandierata dagli ambientalisti radicali è invece praticamente nullo: sono ormai quarant’anni che sbagliano una previsione dopo l’altra, senza avere mai fatto ammenda”.
Qualche assaggio tratto da “Le balle di Newton”. Uno dei casi più eclatanti ricordati da Bethell è quello del trattato di Kyoto sulla riduzione delle emissioni che provocano il cosiddetto effetto serra. Pochi infatti sanno che le teorie che attribuiscono a cause umane il presunto riscaldamento globale non hanno alcun fondamento scientifico sicuro, e che l’applicazione rigorosa di questo protocollo avrebbe delle ripercussioni devastanti sulle economie dei paesi industrializzati. Secondo una stima dell’International Council for Capital Formation in un paese come l’Italia il raggiungimento degli obiettivi di Kyoto potrebbe causare la perdita di oltre 200 mila posti di lavoro nel 2010, mentre il prezzo dell’elettricità potrebbe salire del 13 per cento e quello del gas del 44 per cento. Tutto questo per far scendere di qualche grado la temperatura nel 2100!
Le politiche climatiche proposte per fronteggiare il riscaldamento globale sono espressione di una smisurata presunzione. In realtà non si conoscono perfettamente tutti i fattori climatici che interagiscono in maniera complessa e imprevedibile; le attuali tecniche di misurazione del clima non sono pienamente affidabili; non si sa con certezza se il riscaldamento è provocato dalle emissioni umane o dai fattori naturali; è molto difficile prevedere le conseguenze del cambiamento climatico, calcolare con precisione l’entità dei danni provocati dal riscaldamento globale, e comparare i costi e i benefici delle politiche climatiche con quelli della loro assenza; infine, è fortemente dubbio che gli obiettivi climatici possano essere realizzati per mezzo di quei sistemi di pianificazione politico-burocratici che hanno sempre fatto fiasco in ogni precedente occasione.
La campagna allarmista ha finora dato i frutti sperati, se si tiene conto che solo i contribuenti americani versano 4 miliardi di dollari all’anno nelle tasche degli scienziati e dei burocrati che lavorano attorno al problema del riscaldamento globale. Che ne sarebbe dei loro budget, impieghi e avanzamenti di carriera se risultasse che l’aumento della temperatura si deve a cause naturali che l’uomo non può controllare?
Altre balle sono state divulgate a piene mani a proposito del DDT, un insetticida formidabile messo al bando nel 1972. Proprio questa sua eliminazione dal mercato ha provocato nel Terzo Mondo la morte per malaria di milioni di persone. Ma qualche volta le bugie hanno le gambe corte, per fortuna. Nel settembre 2006 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato di aver mutato il suo orientamento, e di essere favorevole all’uso del DDT e di altri insetticidi nelle aree africane minacciate dalla malaria. Resta del tutto gonfiata, invece, l’ecatombe di Aids nell’Africa subsahariana. Bethell rivela che l’epidemia di Aids è stata completamente inventata per ragioni politiche durante una conferenza internazionale svoltasi a Bangui, in Centrafrica, nel 1985.
Da allora, mentre gli “esperti” prevedevano puntualmente scenari da peste nera e cadaveri a montagne, la popolazione dei paesi dell’Africa meridionale ha avuto la più alta crescita del mondo, passando da 434 a 733 milioni. Come nota ancora Piombini, “in vent’anni la terribile piaga ha incrementato la popolazione del 70 per cento, in un numero pari all’intera popolazione degli Stati Uniti. Sui giornalisti africani che hanno tentato di indagare meglio la faccenda è caduto l’ostracismo generalizzato”. Graziano Girotti (L’opinione, 16 giugno 2007)

sabato 16 giugno 2007

Priebke: una vicenda indegna di un Paese civile

Segnalo un bell'articolo di Antonino Virtù sulla incredibile vicenda di Erich Priebke. Impressionante come questa storia ha dimostrato l'inconsistenza e lo stato di profondo abbandono in cui si trova la giustizia in Italia. Basti dire che un ministro, naturalmente di sinistra, Giovanni Maria Flick, ha promesso alla folla la condanna di Priebke.
Leggete l'articolo al link http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=17876.

venerdì 15 giugno 2007

"V" come vendetta, "P" come propaganda

In questi giorni sta andando in onda su Sky Cinema il film “V come vendetta” ispirato, seppur con sensibili differenze, ad un fumetto degli anni ’80 a contenuto politico anti-thatcheriano. Il film è diretto da John McTeigue ed è basato sulla sceneggiatura dei fratelli Wachowski, che hanno pesantemente manipolato la storia originale, parto delle menti di Alan Moore e David Lloyd. Naturalmente, come da vulgata comunistoide, la sceneggiatura è aggiornata in modo da poter essere intesa come una critica anti-conservatrice in senso generale e, volendo trovare un obiettivo particolare, è chiaro che il pensiero non può che andare a Bush nel cogliere il riferimento ad un’epidemia di influenza aviaria e ad atti terroristici, oltre che a campi di concentramento per terroristi. Un Bush che, fanno intendere i fratelli Wachowski, faziosi a tal punto da poter tranquillamente essere definiti santoriani, altro non è che un autoritario dittatore. Peccato che sia stato il Presidente più votato nella storia degli USA e che sia giunto ormai quasi alla fine del suo mandato senza aver mai dato segni di deriva autoritaria. La volontà del popolo, però, per la sinistra è notoriamente senza valore quando non conforme ai dettami delle illuminate menti progressiste, quindi decisamente trascurabile.
I personaggi ormai stigmatizzati dalla cultura sinistrorsa quali simboli del potere autoritario sono presenti nel film al gran completo. Non possono mancare quindi il leader politico conservatore, religioso ed autoritario, naturalmente un mostro spietato disposto a tutto pur di mantenere il potere, il capo di una sorta di servizio segreto, anche egli spietato e con in testa null’altro che non sia la conquista di un più grande potere personale, il grande comunicatore mediatico servo del potere e la scienziata che essendo donna e meritando quindi un atteggiamento politically correct nei propri confronti, è la più buona dei cattivi. E per la gioia del disturbato(1) Santoro non può mancare, come da copione in ogni opera anticlerical-comunista che si rispetti, un vescovo che, manco a dirlo, si scopre subito essere pedofilo. Sulla folle ideologia del terrorista V sembra invece riversarsi l’ammirazione del regista e degli sceneggiatori. Per inciso V pronuncia, durante il film, frasi come “la violenza è lecita per una giusta causa”, dimostrandosi un esempio negativo di mancanza di pietà nei confronti degli odiati nemici, già per questo fortemente anticristiano. Discutibili e stupidamente provocatorie le immagini del Parlamento inglese che salta in aria ad opera di V, il cui cadavere è simbolicamente posto all’interno di un treno pieno di esplosivo, e della sua (inespressiva) socia.
Purtroppo una cosa non è stata mai citata nel film: il rivoluzionario Guy Fawkes, elevato a simbolo di libertà, il cui volto la maschera di V riproduce, era un fervente cattolico esasperato dai soprusi e dalle persecuzioni che la sua gente subiva ad opera di Giacomo I, nemico dichiarato della Chiesa romana. Altra cosa da sapere è che gli autori del fumetto Alan Moore e Daid Lloyd si sono dissociati dalla sceneggiatura dei fratelli Matrix, come vengono soprannominati i Wachowski, a tal punto da non voler nemmeno comparire nei titoli di coda del film. Ugualmente, ha dato forfait anche il primo attore scelto per interpretare V.
Ossessiva, e superiore rispetto a quella che era presente nel fumetto, l’attenzione alle discriminazioni subite dagli omosessuali: rapiti, rinchiusi e torturati fino alla morte. Chiaramente questo serve a ricordare a noi, ormai “sgamati” e refrattari ai velati messaggi trasmessi via etere il predominio che le lobby gay esercitano nel mondo dello spettacolo, cinema compreso, e della moda. Però per qualche spettatore meno attento il tutto avrà, o almeno dovrebbe avere, come conseguenza, il ritenere che i diversi nella nostra società sono trattati come lebbrosi. Da copione è la scienza in cui i poveri genitori della figlia dichiaratasi omosessuale piangono disperati, venendo implicitamente giudicati dai film-makers, come bigotti e meschini. Il genitore ideale, nel mondo di sogno voluto dalle avanguardie culturali gay e progressiste, deve invece saltare di gioia al solo sospettare l’esistenza di tali tendenze nei propri figli, dando immediatamente un party per tutto il vicinato! Ogni altro atteggiamento è da ritenersi sconveniente e ghettizzante (per il genitore, non certo per i figli…).
Il film attacca quindi religione, buon senso, sentimento nazionale (una delle frasi più odiate da V e servita in modo da essere invisa allo spettatore è “Forza attraverso l’unità ed unità attraverso la fede”. Qualsiasi altra interpretazione, e naturalmente quelle ideologizzate di molti recensori, va intesa come sottomissione alla vulgata di cui sopra e lontana dalla nuda e cruda verità: “V come vendetta” altro non è stata se non l’ennesima operazione mediatica pro-gay e pro-radical messa in scena dal ricco mondo del cinema.
Sì, in questo caso si è scelta, per portarla sul grande schermo, un’opera a fumetti che era già di per sé ideologicamente schierata, ma certamente vi è stata un’accentuazione altrettanto ideologica di determinati aspetti. Altre volte abbiamo assistito ad un’opera di stravolgimento della Storia o di esagerata accentuazione delle caratteristiche di determinati personaggi al fine di trasmettere il messaggio ideologico radical, vedi rispettivamente “Le Crociate” o “Alexander”. Quindi questo non dovrebbe sorprenderci troppo. Semmai dobbiamo iniziare a chiederci: non è ormai giunto, e forse già da molto tempo, il momento in cui uscire all’aperto e difendere, riaffermare e dichiarare come superiori le basi del pensiero moderato, conservatore e cristiano? E questo, possibilmente, prima di ritrovarci seduti su un cumulo di macerie, unico residuo della nostra grande civiltà? Quindi scusateci, voi progressisti, siamo stanchi di sentire menzogne buoniste: sotto gli occhi di tutti c’è la società più tollerante che sia mai esistita. Forse ne sono esistite di altrettanto tolleranti, ma non di maggiormente tolleranti. Quindi, nessun passo indietro riguardo alla tolleranza, non è per questo che combattiamo e combatteremo: ad ognuno i propri diritti, ma nel rispetto di un sistema di regole sovvertito il quale sarà il caos a farla da padrone ed allora altro che falsi eroi, macchiette mascherate che sopravvivono al fuoco incrociato di una dozzina di tiratori… Non resterà che confusione ed il terreno sarà pronto, invece che la più grande delle libertà, per il più crudele dei regimi, ovvia e distruttiva risposta, proprio per quel principio di azione-reazione citato nel film, ad ogni esagerazione libertaria. Meglio, molto meglio, rimanere nell’ambito della moderazione e quindi, ripeto, diritti a volontà ma che si fermino lasciando il passo alla ragione di fronte a questioni come Famiglia e Vita. Sì ai diritti degli omosessuali come persone, quindi, ma un fermo no al matrimonio gay ed alla criminale equiparazione di quest’ultimo all’unione naturale fra un uomo ed una donna.
Tornando un’ultima volta al film, interessante è notare il simbolo del governo autoritario, simile ad una croce. Coincidenza? Ma no… V come vendetta, P come propaganda Di sinistra estrema, of course, se c’è bisogno di sottolinearlo una volta ancora… Alla prossima.

(1) Disturbato dal Family Day, a tal punto da organizzare la famigerata puntata di Annozero intorno al fazioso ed inesatto video dell’attivista gay irlandese O’Gorman. A proposito, come mai questa appartenenza di O’Gorman non è stata neanche citata? Non sarà che il venirne a conoscenza avrebbe fatto suonare un campanellino nelle teste degli spettatori di Annozero, campanellino pericoloso per il buon fine faziosamente accusatorio della ideologicamente schierata trasmissione santoriana? Come scrivevo giorni fa, più informati si è, più è difficile finire vittime della faziosità sinistrorsa…

venerdì 8 giugno 2007

Articolo sul nostro convegno di aprile

Azzurroonline, periodico multimediale della Calabria diretto da Antonio Condò ha pubblicato giorni fa un articolo sul convegno "Il Dramma dell'Europa senza Cristo", organizzato dalla nostra associazione culturale. Inoltre, sempre pochi giorni fa, è stato il radiogiornale Rai regionale a parlarne nell'edizione delle 12,10. Presto dovrebbe andare in onda un servizio su Rai Tre, in una delle due edizioni del telegiornale regionale (o in entrambe, al momento non ho informazioni più dettagliate).
Il fatto che se ne parli ancora a distanza di un mese e mezzo dimostra come sia sentito il problema della morale e del sentire cristiani all'interno di una società che sembra cominciare a comprendere che rifiutare morale e regole significa andare verso il caos, e verso tutto ciò che al caos consegue...


Il dramma dell'assenza di Cristo

Siderno, 31/05/2007 di Emanuela Ientile
Promosso dall'associazione "Terzo millennio" di Bianco.
“Il dramma dell’Europa senza Cristo, identità e radici culturali”, questo il tema dell’incontro dibattito svoltosi a Siderno col patrocinio del Comune e col quale è stato tenuto a battesimo l’avvio delle attività della neonata Associazione Culturale “Terzo Millennio”, di Bianco, presieduta da Umberto Ceratti. Il sodalizio, cui aderiscono soci provenienti da vari centri della Locride, intende riscoprire e difendere - contro ogni tentazione relativistica - le radici culturali europee, particolarmente quelle liberali e cristiane, su cui si fonda il sistema valoriale che ha permesso la civilizzazione e lo sviluppo del nostro continente. Nei programmi di “Terzo Millennio” figura anche la valorizzazione delle risorse del territorio della Locride attraverso incontri e corsi di formazione, l’organizzazione ed il sostegno di attività di volontariato. Relatore principale dell’incontro è stato Massimo Introvigne, direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni, editorialista de “Il Giornale” e dirigente nazionale di Alleanza Cattolica. Introvigne si è soffermato sul fenomeno della scristianizzazione di parte della società e sulla crisi demografica dell’Europa strettamente legata alla crisi della morale civile. Secondo lo studioso, che ha lanciato un messaggio di forte speranza per il futuro, l’Europa è “un malato piuttosto che un morto” ed ha indicato nel Cristianesimo la giusta medicina per farlo guarire visto che esso è uno degli elementi principali ed irrinunciabili per lo sviluppo del Continente. Riscoprire dunque i principi cristiani, praticarli e trasfonderli nella società per non doversi ritrovare in un’Europa afflitta dal dramma causato dall’assenza di Cristo.

Quello che Santoro non dice...

Santoro, da par suo, ha omesso di fornire qualche interessante informazione su O'Gorman, l'accusatore del Vaticano che tanto enfaticamente il nostro simpatico giornalista "impegnato" ha presentato durante la puntata in cui è stato proiettato il fazioso, e poco preciso, documentario di cui l'irlandese, attivista gay, è autore. Chi vuole sapere qualcosa di più su questo borioso personaggio (almeno a giudicare dalla arroganza mostrata ad Annozero) clicchi sul link qui sotto e legga l'articolo del prof. Introvigne.


http://www.cesnur.org/2007/mi_ogorman.htm

giovedì 31 maggio 2007

The Big Game

Partiamo da una premessa: è difficile far entrare nella testa di qualcuno un'idea errata se quel qualcuno ha una solida formazione culturale, è ben informato e quindi prima di farsi un'idea relativamente ad un fatto o ad un avvenimento riflette un pò a riguardo, valutando i vari argomenti pro e contro una data tesi. Se invece il qualcuno da convincere è sfinito da una televisione senza contenuti che non siano seni e cosce accompagnati da idee e comportamenti puerili, oppure dagli urli sovrapposti di quanti vogliono imporre la propria verità a forza di polmoni, se in breve, l'ascoltatore per quanto intelligente è confuso dalla demenza e dallo squallore oggi imperanti sul piccolo schermo, allora convincerlo con argomenti apparentemente solidi della bontà di quelle che sono le proprie tesi, diventa un gioco da ragazzi. Basta trovare un documentario sensazionalistico, confezionato non con pressapochismo (magari fosse solo quello...) ma addirittura con cieca faziosità ed estrema ideologizzazione, farcito di inesattezze difficilmente verificabili dall'uomo medio, saperlo porgere contando sulle idee preconcette di chi vede nella istituzione vittima del documentario una realtà oscura e malefica, ed il gioco è fatto. Il passaparola si avvia, il mastodontico schiacciasassi costituito dal ciarlare sordo ad ogni ragionamento che è tipico dei nostri tempi comincia a picchiare distruggendo a forza di slogan tutto quanto incontra sulla propria strada. Ora, il rischio che si corre mandando in onda il famigerato documentario della BBC "Sex crimes and the Vatican" è proprio questo: fare cattiva informazione, diretta ad alzare il livello dello scontro in atto nella nostra società, proprio in un momento in cui di questo non c'è proprio bisogno. Della falsità delle tesi propugnate dall'autore del documentario non c'è dubbio: chiunque si sia preso la briga di andare a leggere gli atti citati nello stesso, avrà subito notato l'inghippo: non è assolutamente vero che si raccomanda il silenzio a chi venga a sapere di atti pedofili compiuti da ecclesiastici, nè che le gerarchie sono tenere nelle punizioni dei preti pedofili. Tutt'altro. Papa Benedetto XVI ha elevato i termini di prescrizione del reato di pedofilia, ha raccomandato durezza e severità estreme a tal punto, Introvigne docet, da essere criticato per non essere abbastanza garantista.
Cosa si nasconde, allora, dietro il documentario, la rete tv che lo ha prodotto e quella, la RAI, che stasera vuole trasmetterlo in prima serata? Semplicemente una storia di ideologia ed odio atavico da parte di chi, che siano lobby o partiti politici, vede nella Chiesa un nemico da sconfiggere, forse l'unico baluardo rimasto a difendere la società dalla secolarizzazione e dallo sprofondare dentro il maelstrom senza fondo dello scientismo. Non per nulla alla trasmissione Annozero, certo non nota per l'equilibrio e il rifiuto della faziosità, prenderà parte il matematico Piergiorgio Odifreddi, ateo che non si limita ad esserlo ma che vorrebbe liberare il mondo dalle religioni consegnandolo nelle mani della scienza, sostenendo che quest'ultima, a differenza di quelle, non ha mai fatto male all'umanità... Evidentemente il buon Odifreddi ritiene che la bomba atomica è stata inventata e costruita all'interno di qualche sala segreta del Vaticano, o magari da qualche rabbino, invece che da un gruppo di scienziati di varia nazionalità. urioso però che non se la prenda mai con i musulmani... sarà paura?
Odifreddi è però solo una marionetta nel "Big Game" in atto. Forze molto più temibili si agitano bel al di sopra della comune capacità di percezione, indirizzando l'atomica virtuale, l'arma dell'informazione disonesta e faziosa, verso il grande nemico, la Chiesa Cattolica e le sue gerarchie, ree di diffondere una visione della vita umana non sottoposta all'economicismo ed al materialismo tipici sia del comunismo che del capitalismo estremo, ma basata sul valore senza prezzo della dignità umana, unico limite alla mercificazione dell'Uomo. Ecco quindi che lobbies potentissime si schierano a battaglia mettendo in campo tutta la loro forza per abbattere quel nemico. Quelle stesse forze che in Italia, schiumando ancora di rabbia di fronte al mastodontico successo del Family Day, hanno concordato la reazione migliore a tale manifestazione di popolo: un attacco non importa quanto fazioso, disonesto e basato sulla menzogna, purchè screditante. Un attacco diretto a scardinare o almeno ad indebolire le convinzioni di chi, giovane coppia, anziana signora, operatore di cristiana carità, trova nella Chiesa e nella galassia di realtà che la circondano il solo rifugio ad un mondo che ha ormai fatto della bramosia di sesso, denaro e potere il suo principale credo.

Questa è la realtà che si cela dietro la nebbia mediatica che rende simili, quasi indistinguibili, agli occhi dell'osservatore il cane ed il lupo. Con gran sollevo del lupo, chiaramente.

A noi non resta che sollevare la nostra debole voce a difesa di chi, pur con errori spesso anche gravi, nella Storia si è sempre distinta quale operatrice di civiltà, di progresso e di liberazione dell'Uomo dal materialismo e dall'animalità intesa come elemento negativo, indicandogli una via verso la massima realizzazione della sua dignità. Oggi questa strada, se percorsa, sarebbe d'impedimento sia a chi vuole relegare l'uomo alla sola realtà biologica e fargli intendere la vita solo come una corsa al soddisfacimento dei propri desideri, senza riguardo per i limiti che la dignità e quindi la morale pongono al suo comportamento, sia a chi vorrebbe invece vedere l'uomo ridotto alla triste condizione di consumatore, reso soltanto ingranaggio "usa e getta" del grande meccanismo economico mondiale(1).
La terza via, quella della dignità umana, è però la sola praticabile da chi, una volta raggiunto un nuovo stato di coscienza riguardo alla realtà che lo circonda, ha deciso di non essere schiavo e strumento di nessuno, fuorchè di Chi, per chi ci crede, ha creato il mondo. Anche il non credente, però, può trovare nel sistema valoriale proposto dalla Chiesa una via di fuga dalla tristezza senza fine del materialismo.
A chi ancora non si è reso conto che in questa guerra è in gioco il suo stesso futuro come persona veramente libera e depositaria di una dignità scientificamente non misurabile, ma non per questo meno vera e meno fondamentale, proponiamo, come Neo nel famoso "Matrix", la scelta fra le due pillole. La rossa e la blu. Certo, l'assunzione della seconda consentirà di continuare a vivere tirando alla meno peggio, senza preoccuparsi di nulla se non della soddisfazione dei propri bisogni immediati e primari. È una forma di esistenza meno "piena", ma anche meno impegnativa e molto più spensierata, lasciando ad altri la scelta su cosa sarà o non sarà del proprio destino. Molto più facile, sicuramente.
Scegliere la pillola rossa invece porterà preoccupazioni, dolore, rabbia, perchè comporterà l'impegno, il coinvolgimento, la condivisione e quindi l'alternarsi di vittorie e sconfitte nella difesa di una concezione di vita che sia basata su un sistema di valori irrinunciabili. Sarà però realmente Vita, e massima realizzazione del proprio valore di uomini e donne liberi e consapevoli.
In definitiva, questo capitolo costituito dalla messa in onda da parte di Santoro e della sua banda del documentario/farsa altro non è che un'altra battaglia nella guerra contro la dignità umana ed i suoi difensori. L'invito è quello di verificare per rendersi conto da sè dell'insostenibilità delle tesi che Annozero ci propinerà attraverso l'indegno video.
Non restiamo in silenzio. Dimostriamogli che, nonostante la nebbia, abbiamo capito chi è il lupo...

(1) La sede impone brevità, ma è chiaro che rifuggo da ogni generalizzazione. È indubbio che esistono un capitalismo benigno ed una sinistra per i valori. Che non è quella di Di Pietro, naturalmente...

domenica 27 maggio 2007

Ecco la concezione di libertà di parola del tanto amato, dalla sinistra radicale, Hugo Chàvez, dittatore (tale è, nel comportamento) comunista del Venezuela.
Condivido la domanda che si fa l'autore dell'articolo: la sinistra italiana, di solito tanto attenta alle violazioni delle libertà di stampa e sempre in lotta contro ogni forma di censura, griderà allo scandalo? Per ora sembra non l'abbia fatto... Strano, secondo voi c'entra il fatto che Chàvez è comunista? Bertinotti, Diliberto, Giordano e compagnia cantante sarebbero allora dei miseri ipocriti? Ma no, non ci posso credere! Vedrete che al più presto chiederanno la protesta ufficiale del governo italiano. Magari provvederemo noi stessi a monitorare l'esito della questione, chiedendo spiegazioni a qualche parlamentare di estrema sinistra, nel remoto caso che la loro parte politica non si muova per denunciare questa vile violazione della libertà di parola.

http://www.loccidentale.it/node/2260

sabato 12 maggio 2007

Adesione dell'Associazione Terzo Millennio al Family Day

La nostra Associazione ha aderito attraverso il sito Forum Famiglie al Manifesto "Più Famiglia" ed alla manifestazione di oggi a Piazza San Giovanni in Laterano.
Esprimiamo inoltre la nostra contrarietà al clima di contrapposizione volutamente creato dagli organizzatori della contromanifestazione laicista che si terrà oggi stesso a Piazza Navona.
Riteniamo sia imprescindibile, per una società che intenda fregiarsi del titolo di "civile", la difesa ad oltranza dell'istituto familiare così come inteso dal Diritto Naturale prima ancora che dalla nostra Costituzione. Contestualmente non va inteso come scelta discriminatoria ma come adesione al Diritto di cui sopra il nostro rifiuto di ogni parificazione di convivenze altre, ed in primo luogo di quelle omosessuali, alla famiglia naturale fondata sul matrimonio.

giovedì 19 aprile 2007

Massimo Introvigne a Reggio Calabria ospite dell'Associazione Culturale Terzo Millennio

Sabato 21 aprile, alle ore 17:30, presso l'Hotel President di Siderno (RC), avrà luogo un convegno sul tema "Il dramma dell'Europa senza Cristo. Identità e radici culturali" con relatore principale il prof. Massimo Introvigne, direttore del CESNUR e dirigente nazionale di Alleanza Cattolica. La relazione introduttiva sarà affidata ad Umberto Ceratti, presidente dell'Associazione. Il tutto si svolgerà col patrocinio del comune di Siderno.
Saranno presenti le telecamere della Rai regionale e di due emittenti locali.

sabato 24 febbraio 2007

L'Italietta è ancora viva, the (horror) show must go on...


Ci sono molti modi nella vita per rendersi ridicoli. Purtroppo molti di più di quanti ce ne siano per dimostrarsi seri ed affidabili. Questo è l'unico argomento che, in un improbabile barlume di lucidità, la sinistra italiana ed il suo comico alfiere potrebbero portare a parziale giustificazione della orrenda figura che stanno facendo di fronte al popolo italiano e stanno facendo fare al Paese in campo internazionale.
Non è la scelta di Napolitano ad averci sorpreso, perchè qualunque osservatore obiettivo ed a conoscenza della prassi istituzionale da seguire in questi casi, sa che chiunque, al suo posto, avrebbe dovuto prendere atto della compattezza della sinistra nel chiedere il rinvio alle Camere, considerando anche quella che si è rivelata essere la posizione di Follini, come oggi espressa in un'intervista e che è naturale credere Napolitano conoscesse in anticipo, e l’arcinoto sostegno che viene a Prodi dai soliti senatori a vita.
Quello che fa provare un senso di nausea, come di fronte a qualcosa di vomitevole purtroppo già incontrato molte volte nella storia politica italiana, è l'arroganza e la miopia che la sinistra dimostra nell'accanirsi in tal indegno modo a tenere in vita un governo, pardon governicchio, che somiglia sempre di più ad uno zombie. Un morto vivente degno della migliore tradizione cinematografica, che avanza con l'occhio spento ed il cervello ormai fuori uso.
La stessa nausea che proviamo nel pensare ad un D'Alema che esce da questa vicenda nel peggiore modo possibile, dimostrandosi incoerente ed inaffidabile, e perdendo l'occasione storica per dare un taglio con la circense Italietta di antica memoria. Le sue parole di oggi, "non ci sono alternative ad un governo guidato da Romano Prodi", stonano col discorso maturo e responsabile fatto il giorno della sua sconfitta che, con sconfortante miopia politica, non è riuscito a mutare in vittoria storica di una nuova Italia nei confronti dell'Italietta di cui sopra.
Certo, da un Presidente della Repubblica ci si sarebbe pure potuta attendere una valutazione che avesse tenuto conto della inopportunità di tener vivo un simile mostro con il voto di qualche vegliardo, peraltro non eletto dal popolo, e di uno strano personaggio del quale avremo occasione di scrivere ancora, quale appunto è Follini. Ci si sarebbe potuta attendere una decisione che spingesse l'Italia, come avevano sperato il giorno stesso della sconfitta del governo al Senato, verso una nuova e più edificante fase politica.
Sarebbe stato però, francamente, sperare troppo. Ce ne rendiamo, adesso, conto.
Ci rendiamo conto di desiderare un'Italia che ancora non c'è, anche se siamo sicuri che i suoi prodromi covino sotto la cenere rappresentata da quella parte maggioritaria degli italiani che può a buon diritto definirsi moderata.
Il 2 dicembre, giornata campale nella storia del centrodestra italiano, non va assolutamente rimosso dalle nostre coscienze, in quanto possibile futuro simbolo di una nuova rivoluzione conservatrice di cui oggi più che mai, nella storia patria, si sente pressante il bisogno.
Lo scialbo e stilisticamente sgraziato ("nuovo slancio rinnovato...") discorso di un sempre più inadeguato Prodi, che ha seguito la dichiarazione alla stampa di Napolitano, ci fa comprendere quale aria si respiri all'interno della raccogliticcia maggioranza al di là delle superficiali dichiarazioni di unità.
Un solo rammarico riguardo ai nostri politici: avremmo voluto vedere, come del resto auspicato da un'intelligenza di prim'ordine quale quella di Ferrara, una maggiore convinzione nel chiedere una soluzione diversa. Non tanto le elezioni anticipate che, come ha ben spiegato Berlusconi, era inutile attendersi, quanto un governo tecnico che portasse alle elezioni dopo una indubbiamente necessaria riforma della legge elettorale. Speriamo però che si tratti della sicurezza di chi sa che questo obbrobrio è destinato ad una rapida fine.
Per ora, il Paese si prepari ad una triste notte popolata da folletti e Follini, streghe e zombie. The (horror) show must go on.

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mercoledì 21 febbraio 2007

E adesso, ci dimostreremo un Paese civile?


Scrivo queste righe pochi minuti dopo la sconfitta del governo Prodi al Senato, in seguito alla votazione riguardante la mozione dell'Unione sulla politica estera. Questo, dopo un discorso politicamente di alto livello da parte di D'Alema, da riformista maturo e cosciente del valore dell'immagine della Nazione in campo internazionale, nel quale discorso il ministro degli esteri ha affermato che qualora il governo fosse stato battuto si sarebbe dovuto prendere atto dell'inesistenza di una maggioranza e quindi, volgarmente parlando, andare a casa.
Bene, come dicevo all'inizio, il governo è stato battuto. Da quello che seguirà a questa sonora sconfitta per l'attuale maggioranza parlamentare, e sottolineo parlamentare, perchè dubito fortemente che se si votasse in questo momento sarebbe anche elettorale, potremo capire se l'Italia è seriamente instradata sulla via di una modernizzazione sul piano del confronto e delle dinamiche di "autogestione" della classe politica che la faccia finalmente entrare nel novero dei paesi definibili, sotto questo particolare punto di vista, come civili. Civili perchè governati da una classe politica per la quale la parola data, gli impegni presi e la dignità che dal rispetto di questi consegue sono il patrimonio più importante, da conservare gelosamente e da difendere contro ogni tentazione egoistica dettata da bassi interessi personali.
L'occasione che si pone davanti al ministro degli esteri è, dal punto di vista della sua carriera politica, addirittura storica. D'Alema ha la possibilità di inaugurare, col comportamento che terrà nelle prossime ore, una nuova stagione della politica italiana: una stagione in cui la classe politica possa finalmente riavvicinarsi al Paese reale con dignità e con la fierezza di sapersi coerente e degna della fiducia accordatagli dal popolo, mettendo fine alla attuale disistima generalizzata nei propri confronti. In un'epoca caratterizzata dal frastuono mediatico, dal chiacchiericcio senza significato, dalle affermazioni di principio regolarmente smentite dal comportamento nella vita personale e nell'agire politico, un atto di coerenza con le proprie parole conferirebbe a D'Alema una dignità ed una fermezza che non potrebbero non essergli risconosciute anche da parte del più accanito degli avversari.
Non sono parole interessate di chi spera di veder cadere nella polvere una parte politica per la quale non ha votato e del cui pensiero non condivide le fondamenta ideologiche e valoriali. No, queste parole rappresentano la speranza di chi, nella doverosa accettazione del dibattito e del confronto politico, vorrebbe vedere il proprio Paese risorgere moralmente e coloro che lo governano e lo governeranno ergersi quale esempio positivo di fronte al popolo.
Se questa resterà solamente una speranza lo sapremo nella prossime ore.

giovedì 15 febbraio 2007

Un plauso a Napolitano...


Una volta tanto rivolgiamo delle parole di apprezzamento ad un comunista, a riprova che le buone idee e le parole di buonsenso non hanno colore politico e non devono essere pregiudizialmente rigettate sulla sola base della provenienza. Quel comunista è Napolitano del quale, se non condividemmo a suo tempo l'elezione a Presidente della Repubblica in quanto frutto di compromesso certamente non rispondente alla reale situazione politica del Paese, dobbiamo riconoscere il coraggio nello sfidare gli altri adepti all'ideologia comunista dimostrando un'interpretazione affatto malvagia del ruolo istituzionale che attualmente ricopre. Ruolo che impone a chi lo svolge di essere il Presidente di tutti gli italiani, e tale sembra la volontà di Napolitano, a dispetto della sua provenienza politica che, lo ripetiamo, avrebbe a nostro parere dovuto indurre a scelte diverse. Il bello della politica è, però, il doversi adeguare a sempre nuove situazioni dovendo alle volte rinunciare alle proprie convinzioni per amore di imparzialità. Come i lettori anche scarsamente informati avranno ormai compreso ci riferiamo a quanto detto da Napolitano a proposito dell'orrenda pagina storica delle foibe. Il riconoscere che c'è stato per molti decenni un atteggiamento a dir poco criminale, si silenzio e negazione, da parte dell'establishment culturale sinistrorso a proposito della questione delle foibe innalza immediatamente la figura dell'attuale Presidente della Repubblica anche al di sopra di altre figure di appartenenza politica ben diversa che non hanno mai toccato la questione per timore di sollevare chissà quale polverone. Polverone sollevatosi ma che coglie il popolo italiano e, sembra, parte del popolo della sinistra, in atteggiamento molto diverso da quello omertoso tenuto fino ancora a pochi anni fa. Purtroppo tanto non si può dire di alcuni strani personaggi che continuano ad infestare il mondo della cultura e dell'informazione, personaggi quanto meno equivoci dal punto di vista intellettuale. Uno di questi personaggi è, in particolare, una certa Claudia Cernigoi, negazionista incallita che da anni si ostina a liquidare l'orrore delle foibe come una costruzione artificiosa e falsa, basata su poche vendette personali o eliminazioni sommarie di esponenti del regime fascista. Queste ridicole ed offensive tesi sono da porre sullo stesso piano di quelle di chi nega che vi stato uno sterminio di ebrei da parte dei nazisti, e quindi da considerare criminali quanto quelle. È pericoloso anche che si permetta a tali individui di esprimere queste ingiuriose quanto storicamente deboli tesi, anche quando ciò si consenta per puro amore di verità, come stasera ha fatto il grande Ferrara nella sua trasmissione in onda in prima serata su LA7.
In definitiva ricordiamo le migliaia e migliaia di vittime italiane della violenza slava e plaudiamo al Presidente Napolitano, alla faccia, consentiteci, della Cernigoi e di quanti, con ignorante faziosità, negano una verità conosciuta da tutti: l'orrore delle foibe.



foto: AP.

mercoledì 31 gennaio 2007

Coppie di fatto: una questione in(e)sistente


L'insistenza della questione posta dal governo italiano sulla legge relativa ai pacs (o Dico, come con ingenua sollecitudine questi sono stati rinominati) è pari solo alla futilità ed alla inutilità del problema alla luce della situazione economica e sociale nella quale versa il nostro Paese. Come giustamente sottolineato dal presidente dell'UDC Cesa, oltre che dal leghista Maroni, la questione semplicemente non esiste. Molto meglio farebbe questo strano governo ad occuparsi del sostegno da dare all'istituzione familiare piuttosto che mortificarla con l'elevazione fuori luogo di altre meno vincolanti forme di convivenza. O, peggio, con il riconoscimento delle coppie omosessuali, come voluto dalle frange più estreme (ma non per questo meno "pesanti") all'interno della coalizione governativa. Non possiamo, come moderati, non dirci preoccupati dalla tracotanza di chi con un vantaggio elettorale tanto scarso, oltre che contestato con elementi di fatto tali da indurre il dubbio che sia stato illegittimamente conseguito(1), vorrebbe "bypassare" il comune sentire della maggioranza degli italiani, compatta nel dire no alle unioni fra persone dello stesso sesso. A chi accusa la società italiana di essere in un periodo di decadenza anagrafica ed economica, associando a queste anche la decadenza culturale, rispondiamo che semmai questi problemi sono anche, ed in massima parte, frutto della decadenza morale con cui il dominio delle autoproclamatesi élites culturali di sinistra, con il loro continuo tam-tam mediatico, hanno infettato la società italiana. Quella in atto è invece una rinascita morale dovuta anche al fatto che la Chiesa, abbandonato il ruolo passivo che per tanto tempo l'ha caratterizzata, ha deciso di intervenire nel dibattito sui temi eticamente sensibili, com'è suo diritto in quanto istituzione e realtà culturale di primaria importanza all'interno della società italiana. Non vediamo come Grillini possa avere il diritto di difendere idee attualmente in minoranza sia in politica che nel sociale, e non possa un'autorità come Benedetto XVI, di tutt'altro valore culturale e, consentitecelo, di tutt'altro peso anche sul piano della rappresentatività puramente numerica(2), esprimere il proprio punto di vista. Del resto le dichiarazioni del Pontefice e dei prelati non sono indicazioni puramente politiche ma piuttosto raccomandazioni sul piano etico che l'elettore così come il politico sono liberi di seguire o meno. Inutile poi sottolineare il rischio di degenerazioni in senso assistenzialistico al quale presterebbe il fianco un'estensione dei diritti riconosciuti alle coppie regolarmente sposate. In un Paese tristemente capace di fantasiose evoluzioni ben oltre il limite legale, quando si tratta di ricavare beneficio economico dai diritti oggetto di elargizioni pubbliche, lasciamo al lettore il piacere di immaginare a quale spettacolo da circo assisteremmo, con sedicenni che ben facilmente otterrebbero dai genitori il permesso di contrarre un'unione civile con un'anziana/o parente al fine di ottenere la reversibilità della pensione. Magari in cambio di assistenza. Una mano laverebbe l'altra e tutte due laverebbero il viso, in perfetto stile "tengo famiglia" che ben presto diventerebbe “tengo Dico”. È in questi casi che nel cinema italiano di oggi si sente la mancanza di un Totò o di un Alberto Sordi... La situazione prende una piega ancora più sconcertante se si pensa alla battaglia culturale condotta dalla trasversale componente omosessuale dei partiti di sinistra a favore della parificazione delle coppie gay a quelle eterosessuali. Molto meglio sarebbe per il governo italiano, con buona pace dell'estremista Grillini, badare a risolvere i problemi economici e culturali(3) che affliggono oggi l'istituzione famiglia nel nostro Paese, al fine di aiutare coloro che si assumono doveri prima ancora di rivendicare diritti a progettare il proprio futuro con tranquillità. Questo molto probabilmente risolverebbe il problema della scarsità delle nascite, cosa che certo non farebbe la regolarizzazione delle unioni fra omosessuali. Quindi rispetto per tutti sul piano individuale ma, senza ipocrisia, privilegi per quella formazione sociale e quell'istituto alla base della vita umana, entrambi veri motori dello sviluppo di ogni società civilizzata: la famiglia naturale ed il matrimonio.


(1) Vedi il libro "Urne tradite" a cura di Vittorio Feltri e Renato Brunetta.(2) Che non vuol dire assolutamente forza elettorale, e che con questa non va confusa, almeno nel caso della Chiesa.(3) È indubbio che l'invecchiamento della società, dovuto al calo delle nascite, è un problema non solo economico ma in gran parte culturale, seppur legato al modo in cui l'economia familiare intesa come potere d'acquisto influisce sulla vita e sul benessere dei componenti il nucleo familiare. È ovvio che la decadenza morale alla quale oggi vediamo finalmente opporsi molte realtà associative e non, cattoliche e non, ha portato a privilegiare il lato materiale dell'esistenza a discapito di quello etico e spirituale. In poche parole: meglio un solo figlio, un buon guardaroba ed una bella auto, che due o tre e doversi accontentare...

domenica 21 gennaio 2007

Fini, che tristezza.


Da un pò di tempo, quello che era (o sembrava) un politico di razza, il leader di una formazione che si è caratterizzata fin dal suo nascere per la chiarezza nell'affermazione del sistema valoriale sul quale si fonda, sembra aver scelto la strada senza ritorno, intellettualmente e politicamente, del relativismo etico. Le sue sostanziali aperture nei confronti dei pacs(1), che hanno seguito quella riguardante il dibattito ed il referendum relativi alla legge sulla procreazione artificiale, vengono confermate all'interno di un continuum ideologico che le lega tutte da una nuova uscita simil-progressista del Nostro relativamente alla questione dell'(abolito) obbligo del cognome paterno per i figli: «Sono personalmente convinto dell'opportunità di innovare la nostra legislazione al riguardo - dice Fini -. Il voto di An sul ddl sarà deciso in una imminente riunione del partito». Queste le parole pubblicate su "Il Giornale" del 18 gennaio scorso. Fini aggiunge che rispetterà le decisioni del partito, ma la questione che si pone non ha nulla a che vedere con questo promesso rispetto. Essa è: ha ancora un senso che Fini stia a capo di un partito se ha idee radicalmente diverse dalla base elettorale e militante del partito stesso? Ha senso che il leader del principale partito conservatore italiano (volendo considerare FI un movimento, e non un partito, un pò più liberale e un pò meno conservatore) continui a manifestare pensieri che spesso si addicono più ad un radical-chic che a colui che molti di noi(2) avrebbero voluto guidasse l'era post-berlusconiana? È da ritenersi invece che l'abolizione dell'obbligo di cui sopra rappresenti un nuovo attacco della (a suo tempo auto-proclamatasi) maggioranza contro i capisaldi della società italiana come storicamente formatasi, in favore di una strisciante deriva ideologica zapaterista capeggiata dalla sinistra estrema, vera padrona e signora dell'attuale governo.
Agli amici di AN un consiglio: preparatevi al futuro, ma fatelo seriamente, e con la persona giusta...

(1) Cavallo di Troia per giungere subdolamente al matromonio gay, come ha ormai capito anche il più distratto degli italiani (in buona fede...).
(2) Molti di noi liberal-conservatori. Non più il sottoscritto però, che ritiene, pur rispettando le idee di Fini, che esistano persone più coerenti ed altrettanto preparate politicamente.

lunedì 15 gennaio 2007

Chi ha paura dei fantasmi...?

Legnostorto.it riprende un bell'articolo di Ernesto Galli Della Loggia a proposito della arcinota capacità dei comunisti di nascondere le loro malefatte, anche e sopratutto a causa di connivenze e compiacenze (nel mondo della cultura, dell'informazione, dello spettacolo). Prendendo spunto dal caso del cardinale Welgius (peraltro emblematico della capacità tutta comunista di infiltrarsi anche in ambienti che in teoria avrebbero dovuto esserne immuni) il comunismo ha tentato, e tenta ancora oggi attraverso i suoi figli, che non lo hanno mai rinnegato a differenza di quelli del fascismo, di farsi passare per un'ideologia volta al bene: impressionante, quanto inquietante, il fatto che qualcuno ci creda ancora.


http://www.legnostorto.com/legnostorto/statiche/articolo_14_1_2007_15725.aspx

lunedì 8 gennaio 2007

Interessante intervista postata da alef su "The Right Nation". Illuminante nell'esemplificare i danni prodotti dallo statalismo e dall'iper-regolamentazione di stampo socialista sulla famiglia (e su tutto il resto...).

http://www.therightnation.org/Rassegne-stampa/Cos-stanno-smontando-la-famiglia-2.html

venerdì 5 gennaio 2007

La Stampa (e la Reschia...) contro Gibson

Segnalo un vergognoso articolo pubblicato da “La Stampa”, che mette in luce un pressapochismo ed una ignoranza relativa al tema trattato da far rabbrividire. È chiara l'ideologia che sta dietro tale sfogo accusatorio ma sopratutto offensivo nei confronti di un regista le cui uniche pecche sono quelle di rappresentare verosimilmente i temi di cui tratta, è impossibile non citare il capolavoro "The Passion", e di non essere ideologicamente allineato con i tutti i poveri di spirito (e d'intelletto) che popolano le redazioni italiane.
C’è di più. Mi sembra francamente poco democratico "visionare" i commenti agli articoli prima della (eventuale, a questo punto) pubblicazione, come imposto dai gestori del sito. Forse il terrore della censura che sembra affliggere l'italico mondo dell'informazione non funziona quando la censura stessa è da applicarsi al lettore, che, a quanto pare, deve limitarsi a leggere e star zitto. Spero le parole "ignoranza" e "pressapochismo" vengano valutate seguendo gli stessi democratici criteri che hanno portato a pubblicare l'articolo "Mel Gibson contro i Maya"(1).
Il link all’articolo è:

http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=90&ID_articolo=108&ID_sezione=163&sezione=Danni%20collaterali


(1) Ho commentato l'articolo sul sito de La Stampa.

mercoledì 3 gennaio 2007

Articoli interessanti su legnostorto.com

Giuste riflessioni di Della Vedova sulla strumentalizzazione anti-USA della (spesso ipocrita) battaglia contro la pena di morte. Attendiamo, insieme con il deputato forzista, uguale sollecitudine nel condannare l'applicazione della pena capitale negli stati che più la utilizzano, e spesso a fini politici.

http://www.legnostorto.com/legnostorto/statiche/articolo_2_1_2007_15481.aspx


Divieto ideologico, per farla pagare a coloro che hanno la colpa di essere figli di benestanti, o semplice escamotage sinistrorso per spremere più soldi dagli ormai sviliti italiani? Ecco a voi l'ultima trovata dello strano ministro Bianchi...

http://www.legnostorto.com/legnostorto/statiche/articolo_2_1_2007_15484.aspx


Intelligentissimo (e per nulla qualunquistico, rassicuriamo l'autore) articolo di lupodellasteppa, e giusta conclusione, che però, chissà perchè, non ci suona nuova...: ci sono due Italie e quella virtuale, dei politici, professori/presidenti del consiglio, giornalisti da talk show e veliname vario, è molto lontana da quella reale, che sta da questa parte dello schermo (ma che spesso vorrebbe passare dall'altra...).

http://www.legnostorto.com/legnostorto/statiche/articolo_2_1_2007_15462.aspx

Alla prossima.

Auguri!!!

Auguri a tutti per un 2007 di felicità e pace!
Da oggi ricomincia l'attività sul blog.