mercoledì 31 gennaio 2007

Coppie di fatto: una questione in(e)sistente


L'insistenza della questione posta dal governo italiano sulla legge relativa ai pacs (o Dico, come con ingenua sollecitudine questi sono stati rinominati) è pari solo alla futilità ed alla inutilità del problema alla luce della situazione economica e sociale nella quale versa il nostro Paese. Come giustamente sottolineato dal presidente dell'UDC Cesa, oltre che dal leghista Maroni, la questione semplicemente non esiste. Molto meglio farebbe questo strano governo ad occuparsi del sostegno da dare all'istituzione familiare piuttosto che mortificarla con l'elevazione fuori luogo di altre meno vincolanti forme di convivenza. O, peggio, con il riconoscimento delle coppie omosessuali, come voluto dalle frange più estreme (ma non per questo meno "pesanti") all'interno della coalizione governativa. Non possiamo, come moderati, non dirci preoccupati dalla tracotanza di chi con un vantaggio elettorale tanto scarso, oltre che contestato con elementi di fatto tali da indurre il dubbio che sia stato illegittimamente conseguito(1), vorrebbe "bypassare" il comune sentire della maggioranza degli italiani, compatta nel dire no alle unioni fra persone dello stesso sesso. A chi accusa la società italiana di essere in un periodo di decadenza anagrafica ed economica, associando a queste anche la decadenza culturale, rispondiamo che semmai questi problemi sono anche, ed in massima parte, frutto della decadenza morale con cui il dominio delle autoproclamatesi élites culturali di sinistra, con il loro continuo tam-tam mediatico, hanno infettato la società italiana. Quella in atto è invece una rinascita morale dovuta anche al fatto che la Chiesa, abbandonato il ruolo passivo che per tanto tempo l'ha caratterizzata, ha deciso di intervenire nel dibattito sui temi eticamente sensibili, com'è suo diritto in quanto istituzione e realtà culturale di primaria importanza all'interno della società italiana. Non vediamo come Grillini possa avere il diritto di difendere idee attualmente in minoranza sia in politica che nel sociale, e non possa un'autorità come Benedetto XVI, di tutt'altro valore culturale e, consentitecelo, di tutt'altro peso anche sul piano della rappresentatività puramente numerica(2), esprimere il proprio punto di vista. Del resto le dichiarazioni del Pontefice e dei prelati non sono indicazioni puramente politiche ma piuttosto raccomandazioni sul piano etico che l'elettore così come il politico sono liberi di seguire o meno. Inutile poi sottolineare il rischio di degenerazioni in senso assistenzialistico al quale presterebbe il fianco un'estensione dei diritti riconosciuti alle coppie regolarmente sposate. In un Paese tristemente capace di fantasiose evoluzioni ben oltre il limite legale, quando si tratta di ricavare beneficio economico dai diritti oggetto di elargizioni pubbliche, lasciamo al lettore il piacere di immaginare a quale spettacolo da circo assisteremmo, con sedicenni che ben facilmente otterrebbero dai genitori il permesso di contrarre un'unione civile con un'anziana/o parente al fine di ottenere la reversibilità della pensione. Magari in cambio di assistenza. Una mano laverebbe l'altra e tutte due laverebbero il viso, in perfetto stile "tengo famiglia" che ben presto diventerebbe “tengo Dico”. È in questi casi che nel cinema italiano di oggi si sente la mancanza di un Totò o di un Alberto Sordi... La situazione prende una piega ancora più sconcertante se si pensa alla battaglia culturale condotta dalla trasversale componente omosessuale dei partiti di sinistra a favore della parificazione delle coppie gay a quelle eterosessuali. Molto meglio sarebbe per il governo italiano, con buona pace dell'estremista Grillini, badare a risolvere i problemi economici e culturali(3) che affliggono oggi l'istituzione famiglia nel nostro Paese, al fine di aiutare coloro che si assumono doveri prima ancora di rivendicare diritti a progettare il proprio futuro con tranquillità. Questo molto probabilmente risolverebbe il problema della scarsità delle nascite, cosa che certo non farebbe la regolarizzazione delle unioni fra omosessuali. Quindi rispetto per tutti sul piano individuale ma, senza ipocrisia, privilegi per quella formazione sociale e quell'istituto alla base della vita umana, entrambi veri motori dello sviluppo di ogni società civilizzata: la famiglia naturale ed il matrimonio.


(1) Vedi il libro "Urne tradite" a cura di Vittorio Feltri e Renato Brunetta.(2) Che non vuol dire assolutamente forza elettorale, e che con questa non va confusa, almeno nel caso della Chiesa.(3) È indubbio che l'invecchiamento della società, dovuto al calo delle nascite, è un problema non solo economico ma in gran parte culturale, seppur legato al modo in cui l'economia familiare intesa come potere d'acquisto influisce sulla vita e sul benessere dei componenti il nucleo familiare. È ovvio che la decadenza morale alla quale oggi vediamo finalmente opporsi molte realtà associative e non, cattoliche e non, ha portato a privilegiare il lato materiale dell'esistenza a discapito di quello etico e spirituale. In poche parole: meglio un solo figlio, un buon guardaroba ed una bella auto, che due o tre e doversi accontentare...

domenica 21 gennaio 2007

Fini, che tristezza.


Da un pò di tempo, quello che era (o sembrava) un politico di razza, il leader di una formazione che si è caratterizzata fin dal suo nascere per la chiarezza nell'affermazione del sistema valoriale sul quale si fonda, sembra aver scelto la strada senza ritorno, intellettualmente e politicamente, del relativismo etico. Le sue sostanziali aperture nei confronti dei pacs(1), che hanno seguito quella riguardante il dibattito ed il referendum relativi alla legge sulla procreazione artificiale, vengono confermate all'interno di un continuum ideologico che le lega tutte da una nuova uscita simil-progressista del Nostro relativamente alla questione dell'(abolito) obbligo del cognome paterno per i figli: «Sono personalmente convinto dell'opportunità di innovare la nostra legislazione al riguardo - dice Fini -. Il voto di An sul ddl sarà deciso in una imminente riunione del partito». Queste le parole pubblicate su "Il Giornale" del 18 gennaio scorso. Fini aggiunge che rispetterà le decisioni del partito, ma la questione che si pone non ha nulla a che vedere con questo promesso rispetto. Essa è: ha ancora un senso che Fini stia a capo di un partito se ha idee radicalmente diverse dalla base elettorale e militante del partito stesso? Ha senso che il leader del principale partito conservatore italiano (volendo considerare FI un movimento, e non un partito, un pò più liberale e un pò meno conservatore) continui a manifestare pensieri che spesso si addicono più ad un radical-chic che a colui che molti di noi(2) avrebbero voluto guidasse l'era post-berlusconiana? È da ritenersi invece che l'abolizione dell'obbligo di cui sopra rappresenti un nuovo attacco della (a suo tempo auto-proclamatasi) maggioranza contro i capisaldi della società italiana come storicamente formatasi, in favore di una strisciante deriva ideologica zapaterista capeggiata dalla sinistra estrema, vera padrona e signora dell'attuale governo.
Agli amici di AN un consiglio: preparatevi al futuro, ma fatelo seriamente, e con la persona giusta...

(1) Cavallo di Troia per giungere subdolamente al matromonio gay, come ha ormai capito anche il più distratto degli italiani (in buona fede...).
(2) Molti di noi liberal-conservatori. Non più il sottoscritto però, che ritiene, pur rispettando le idee di Fini, che esistano persone più coerenti ed altrettanto preparate politicamente.

lunedì 15 gennaio 2007

Chi ha paura dei fantasmi...?

Legnostorto.it riprende un bell'articolo di Ernesto Galli Della Loggia a proposito della arcinota capacità dei comunisti di nascondere le loro malefatte, anche e sopratutto a causa di connivenze e compiacenze (nel mondo della cultura, dell'informazione, dello spettacolo). Prendendo spunto dal caso del cardinale Welgius (peraltro emblematico della capacità tutta comunista di infiltrarsi anche in ambienti che in teoria avrebbero dovuto esserne immuni) il comunismo ha tentato, e tenta ancora oggi attraverso i suoi figli, che non lo hanno mai rinnegato a differenza di quelli del fascismo, di farsi passare per un'ideologia volta al bene: impressionante, quanto inquietante, il fatto che qualcuno ci creda ancora.


http://www.legnostorto.com/legnostorto/statiche/articolo_14_1_2007_15725.aspx

lunedì 8 gennaio 2007

Interessante intervista postata da alef su "The Right Nation". Illuminante nell'esemplificare i danni prodotti dallo statalismo e dall'iper-regolamentazione di stampo socialista sulla famiglia (e su tutto il resto...).

http://www.therightnation.org/Rassegne-stampa/Cos-stanno-smontando-la-famiglia-2.html

venerdì 5 gennaio 2007

La Stampa (e la Reschia...) contro Gibson

Segnalo un vergognoso articolo pubblicato da “La Stampa”, che mette in luce un pressapochismo ed una ignoranza relativa al tema trattato da far rabbrividire. È chiara l'ideologia che sta dietro tale sfogo accusatorio ma sopratutto offensivo nei confronti di un regista le cui uniche pecche sono quelle di rappresentare verosimilmente i temi di cui tratta, è impossibile non citare il capolavoro "The Passion", e di non essere ideologicamente allineato con i tutti i poveri di spirito (e d'intelletto) che popolano le redazioni italiane.
C’è di più. Mi sembra francamente poco democratico "visionare" i commenti agli articoli prima della (eventuale, a questo punto) pubblicazione, come imposto dai gestori del sito. Forse il terrore della censura che sembra affliggere l'italico mondo dell'informazione non funziona quando la censura stessa è da applicarsi al lettore, che, a quanto pare, deve limitarsi a leggere e star zitto. Spero le parole "ignoranza" e "pressapochismo" vengano valutate seguendo gli stessi democratici criteri che hanno portato a pubblicare l'articolo "Mel Gibson contro i Maya"(1).
Il link all’articolo è:

http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=90&ID_articolo=108&ID_sezione=163&sezione=Danni%20collaterali


(1) Ho commentato l'articolo sul sito de La Stampa.

mercoledì 3 gennaio 2007

Articoli interessanti su legnostorto.com

Giuste riflessioni di Della Vedova sulla strumentalizzazione anti-USA della (spesso ipocrita) battaglia contro la pena di morte. Attendiamo, insieme con il deputato forzista, uguale sollecitudine nel condannare l'applicazione della pena capitale negli stati che più la utilizzano, e spesso a fini politici.

http://www.legnostorto.com/legnostorto/statiche/articolo_2_1_2007_15481.aspx


Divieto ideologico, per farla pagare a coloro che hanno la colpa di essere figli di benestanti, o semplice escamotage sinistrorso per spremere più soldi dagli ormai sviliti italiani? Ecco a voi l'ultima trovata dello strano ministro Bianchi...

http://www.legnostorto.com/legnostorto/statiche/articolo_2_1_2007_15484.aspx


Intelligentissimo (e per nulla qualunquistico, rassicuriamo l'autore) articolo di lupodellasteppa, e giusta conclusione, che però, chissà perchè, non ci suona nuova...: ci sono due Italie e quella virtuale, dei politici, professori/presidenti del consiglio, giornalisti da talk show e veliname vario, è molto lontana da quella reale, che sta da questa parte dello schermo (ma che spesso vorrebbe passare dall'altra...).

http://www.legnostorto.com/legnostorto/statiche/articolo_2_1_2007_15462.aspx

Alla prossima.

Auguri!!!

Auguri a tutti per un 2007 di felicità e pace!
Da oggi ricomincia l'attività sul blog.