mercoledì 21 febbraio 2007

E adesso, ci dimostreremo un Paese civile?


Scrivo queste righe pochi minuti dopo la sconfitta del governo Prodi al Senato, in seguito alla votazione riguardante la mozione dell'Unione sulla politica estera. Questo, dopo un discorso politicamente di alto livello da parte di D'Alema, da riformista maturo e cosciente del valore dell'immagine della Nazione in campo internazionale, nel quale discorso il ministro degli esteri ha affermato che qualora il governo fosse stato battuto si sarebbe dovuto prendere atto dell'inesistenza di una maggioranza e quindi, volgarmente parlando, andare a casa.
Bene, come dicevo all'inizio, il governo è stato battuto. Da quello che seguirà a questa sonora sconfitta per l'attuale maggioranza parlamentare, e sottolineo parlamentare, perchè dubito fortemente che se si votasse in questo momento sarebbe anche elettorale, potremo capire se l'Italia è seriamente instradata sulla via di una modernizzazione sul piano del confronto e delle dinamiche di "autogestione" della classe politica che la faccia finalmente entrare nel novero dei paesi definibili, sotto questo particolare punto di vista, come civili. Civili perchè governati da una classe politica per la quale la parola data, gli impegni presi e la dignità che dal rispetto di questi consegue sono il patrimonio più importante, da conservare gelosamente e da difendere contro ogni tentazione egoistica dettata da bassi interessi personali.
L'occasione che si pone davanti al ministro degli esteri è, dal punto di vista della sua carriera politica, addirittura storica. D'Alema ha la possibilità di inaugurare, col comportamento che terrà nelle prossime ore, una nuova stagione della politica italiana: una stagione in cui la classe politica possa finalmente riavvicinarsi al Paese reale con dignità e con la fierezza di sapersi coerente e degna della fiducia accordatagli dal popolo, mettendo fine alla attuale disistima generalizzata nei propri confronti. In un'epoca caratterizzata dal frastuono mediatico, dal chiacchiericcio senza significato, dalle affermazioni di principio regolarmente smentite dal comportamento nella vita personale e nell'agire politico, un atto di coerenza con le proprie parole conferirebbe a D'Alema una dignità ed una fermezza che non potrebbero non essergli risconosciute anche da parte del più accanito degli avversari.
Non sono parole interessate di chi spera di veder cadere nella polvere una parte politica per la quale non ha votato e del cui pensiero non condivide le fondamenta ideologiche e valoriali. No, queste parole rappresentano la speranza di chi, nella doverosa accettazione del dibattito e del confronto politico, vorrebbe vedere il proprio Paese risorgere moralmente e coloro che lo governano e lo governeranno ergersi quale esempio positivo di fronte al popolo.
Se questa resterà solamente una speranza lo sapremo nella prossime ore.

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