martedì 4 dicembre 2007

La nuova creatura berlusconiana: falsa novità, capriccio o vera svolta?

Senza la trasformazione in partito la nuova "cosa" del Cavaliere sarà solo una riedizione di Forza Italia

In tempi in cui si fa un gran parlare della nascita di nuove formazioni politiche, per adesso quasi tutte genericamente chiamate "cosa", ognuna delle quali abbinata ad un colore diverso cui dovrebbero corrispondere radici storico-ideologiche e valori guida molto distanti fra loro sulla carta e molto meno nella pratica quotidiana, non ci si deve stupire dell'unilaterale annuncio della nascita della nuova "cosa" di centrodestra. "Cosa azzura", per comodità di definizione, la cui estrazione dal cappello a cilindro dell'inesauribile Cavaliere non deve, come sorprendentemente alcuni si ostinano a fare prendendo troppo sul serio le uscite del Nostro, essere semplicisticamente ridotta alla volontà dello stesso di avere le mani libere dai legacci che gli alleati presumibilmente gli stringerebbero ai polsi nel momento in cui si accingesse a cambiare una volta per tutte le regole del sistema secondo cui funziona la nostra povera Italia. E già, direbbe qualcuno, perchè da questa Italia e da questo sistema Berlusconi ha avuto poco, molto poco... Sono poi francamente ridicole le interpretazioni da settimanale scandalistico della già mitica salita sul predellino dell'auto in quel di Milano, di fronte ad una folla festante, come reazione alle accuse da parte dell'ex presunto pupillo Fini di aver architettato a suo danno un complotto mediatico a fine diffamatorio. Il perchè poi sarebbe tutto da scoprire. Ora, per quanto nelle stanze del potere il sesso ed i guai che spesso da esso derivano siano sempre stati di casa, questa è da vedersi come una spiegazione eccessivamente semplicistica dell'accaduto. E che, soprattutto, non rende onore al genio politico di Berlusconi. Rimanendo assolutamente estranei al sempreverde ambiente dei cercatori di complotti ed a quello non meno florido dell’anti-berlusconismo pregiudiziale, è da proporsi al lettore un'altra sindacabilissima quanto semplice visione delle cose. Altro non vorrebbe, Berlusconi, se non meglio capitalizzare, ed una volta per tutte, l'enorme potere che gli dà l'essere ad un tempo uno degli uomini più ricchi del mondo, il patron dell'informazione italiana ed un insuperabile capopopolo, anche se sopratutto mediatico, in accordo con i tempi dei quali è simbolo ed interprete sopraffino. Ridurre in pratica a delle marionette i bizzosi alleati replicando inoltre, per quel che riguarda la futura base del movimento, la (dis)organizzazione interna di Forza Italia, che tutto è meno che un partito, eliminando quindi alla radice le già agonizzanti voci fuori dal coro e scongiurando così il rischio della nascita di correnti interne. Penso sia utile ricordare, però, che un (vero) partito è un organismo geneticamente democratico nel quale è del tutto normale che nascano delle correnti come espressioni di sensibilità e formazioni diverse, anche se alla fine tutte riconducibili ad una simile idea di società e di Stato. Questo, a ben vedere, non succede in Forza Italia, a meno di non voler credere che l'intelligente quanto isolato Adornato possa da solo rappresentare una forza in grado di dire la sua di fronte allo strapotere della dirigenza. Correnti quindi come esempio di democrazia e di libertà di espressione politica, una volta pagato l'accettabile prezzo di una viva conflittualità frutto del dibattito interno al partito. Proprio il prezzo che il Nostro sembra non voglia pagare, nell'assurda ed a tratti irritante convinzione che un partito ed una società siano assimilabili ad un'impresa in cui il capo detta le linee guida e gli altri non possono far altro che obbedire. Banale? Semplicistico come l'interpretazione quasi scandalistica di cui all’inizio? No, semplice, ch'è tutt'altra cosa. Semplice ed inquietante, caratteri qesti che nei grandi piani di appropriazione più o meno indebita del potere vanno spesso a braccetto. La complessità strategica rende più probabili gli errori e Berlusconi è troppo intelligente per non saperlo. Basti pensare all'ovvietà dei suoi richiami all'unità del centrodestra: unità però come omologazione alle idee del più forte, come un disoggettivarsi per rinascere succubi delle idee di chi detiene la maggioranza dei consensi. Questa non è democrazia, è un'embrione di strisciante ed inaccettabile dittatura ideologica e culturale. E ad onor del vero il pericolo non è rappresentato solo da Berlusconi. La grande voglia di reductio ad unum della variegata realtà interna ai due poli e i tentativi di aggregazione in atto sono giustificati anche come derivanti dal proliferare dei partiti e dei relativi costi a carico del cittadino. Perchè allora non ovviare agli sprechi dati da un alto numero di partiti con maggiori controlli sulle loro finanze ed una riduzione degli spesso assurdi ed esagerati privilegi di cui gode la classe politica? Non è sacrificando la democrazia sull'altare dell'efficienza economica che si tirerà l'Italia fuori da un baratro che prima di tutto è essenzialmente morale e culturale. Si al proporzionale quindi, con un contestuale ritorno alla preferenza perchè sia ancora una volta il popolo e non i partiti a determinare gli eletti. Paradossalmente sono molto meno pericolose per la democrazia le orde di padroncini di voti che sicuramente ben saprebbero giovarsi della reintroduzione della preferenza, piuttosto che un manipolo di politici di professione che determinino anticipatamente, già in sede di redazione delle liste elettorali com'è successo nelle scorse politiche, la stragrande maggioranza di coloro che saranno chiamati a comporre il Parlamento. Nel primo caso è sempre possibile assicurare la libertà di scelta dicendo di no a chi cerca di stabilire con noi un rapporto clientelare. Nel secondo invece è proprio la possibilità della scelta che viene a mancare.
Curiosamente è proprio Berlusconi che oggi ha la possibilità di dimostrarsi davvero "popolare" smentendo considerazioni quali quelle espresse in queste righe e trasformando la sua nuova creatura in qualcosa di diverso da una Forza Italia allargata ai rami secchi degli altri partiti, aiutando la nascita di un reale democratico confronto interno e dando finalmente il via ad una nuova stagione. Quella dell’ormai troppo atteso ritorno alla politica vera.

2 commenti:

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