giovedì 14 dicembre 2006

Sì al liberismo, ma a piccole dosi...

Come riportato nell'intestazione, questo blog vorrebbe entrare in sintonia sopratutto con gli internettiani che si ritengono liberalconservatori. Quindi anche liberisti in economia. Bisogna però porre dei distinguo. Il problema del liberismo elevato a sistema, a parere di chi scrive, è che se non viene limitato da regole che tengano conto che nel mondo reale, al di là delle astrazioni accademiche e libresche, non tutti hanno le stesse capacità di produrre reddito, può trasformarsi in una teoria economica odiosamente discriminante. Quindi vi è la necessità dell'intervento dello Stato, che attraverso norme dirette ad attenuare le conseguenze economiche delle differenze in termini di capacità imprenditoriali, commerciali ed in generale di produrre un reddito più o meno alto. Per impedire derive ultraliberiste, dicevamo, vanno poste delle regole. Queste però, pur dovendo teoricamente essere frutto di un'analisi approfondita delle singole realtà socio-economiche da regolare, finiranno sempre col rifarsi ad una ideologia o comunque, nel migliore dei casi, ad essere frutto della mediazione fra più ideologie. E si sa che purtroppo le ideologie raramente implicano in chi le propaganda una spassionata analisi socio-economica... O meglio: chi sviluppa la teoria è sicuramente partito da un'analisi di tal fatta, per quanto anch'egli umanamente in qualche modo influenzato da una o più teorie preesistenti, ma chi di questo nuovo pensiero si troverà a condividere le linee portanti spesso ne diverrà strenuo difensore. Sarà portato a realizzare la teoria nei fatti applicandola alla realtà, e questo lo potrà fare solo attraverso la sua partecipazione allo scontro politico facendo della ipotetica teoria una sua bandiera, un'elemento di sua identificazione e distinzione. Si troverà ad essere, quindi, ideologizzato. Questo perchè come tutti sappiamo la distanza fra teoria, ideologia e politica è molto breve. Di questo dovrebbe prendere atto chiunque si trovi a dover disegnare un complesso normativo che abbia il fine di regolare i rapporti socio-economici all'interno di una data comunità e voglia farlo con freddezza e neutralità rispetto alle varie teorie/ideologie, sulla base della realtà economica e sociale della comunità stessa, e questo pur confrontandosi con i fautori delle diverse fazioni.
Noi riteniamo quindi che vista la diversa capacità di produrre reddito o altri beni materiali insita naturalmente nella genetica della razza umana sotto forma di diversità fisiche ed intellettive fra i singoli individui, non si possa assolutamente, in un'ottica cristiana, lasciare alla selvaggia selezione del mercato la determinazione delle condizioni di vita dei membri della comunità statale. Se una nazione è, come in effetti è, una collettività che condivide dei principi, dei valori, una storia e quindi comuni radici culturali, questo deve necessariamente portare alla solidarietà. Se poi questa stessa collettività condivide nella sua larga maggioranza l'appartenenza ad una stessa fede, nella fattispecie quella cristiana e cattolica in particolare, con tutto ciò che questo comporta, la solidarietà diventa un dovere. Un'imperativo morale.
Quindi sì al liberismo, ma con moderazione e a piccole dosi...

4 commenti:

Diego ha detto...

Ma visto l'imperante socialismo che c'è in Italia, che motivo c'è di preoccuparsi di una "deriva ultraliberista"? Intanto, facciamo l'Abc del liberismo, privatizziamo e liberalizziamo le cose in cui si riesce a trovare il consenso anche dei "liberalconservatori" come te, poi eventualmente ci si può preoccupare di derive "anti solidali". Ma "molto eventualmente", imho.
Ciao

Umberto Ceratti ha detto...

Ciao j.a., devo chiarire che il mio è un post che non si riferisce alla situazione italiana in concreto, ma si limita a descrivere la mia visione delle cose a livello di sistemi di organizzazione della società dal punto di vista economico.
Sicuramente hai ragione quanto dici che in Italia bisogna ancora partire dall'ABC del liberismo. Tanto più che:
1) alle privatizzazioni si è proceduto aiutando le solite note famiglie;
2)ogni volta che si va a toccare i privilegi di una categoria si sollevano proteste e putiferi vari;
3) ognuno dice di essere per la le modifiche in senso liberista ma pensando che tocchino gli altri...
Diciamo che essendo i primi "pensieri" che posto sul blog servono a descrivere i fondamenti del mio modo di intendere i vari concetti, e non si riferiscono a fattispecie ben precise.
Ancora ciao.

Anonimo ha detto...

ho visto che il tuo sito si caratterizza per la difesa delle radici culturali europee, ti piacerebbe collaborare insieme a me visto che anche ho un sito ed un'associazione ( www.ilgiovineoccidente.eu) che si occupano del medesimo tema?

la mia mail se vuoi contattarmi è dodo1986@hotmail.com

buon Natale...

Anonimo ha detto...

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